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liberi di creare

Un momento durante l’incontro degli alunni delle classi prime e seconde con Libera, martedì 5 dicembre 2017

A Dodò, Simonetta, Annalisa, Giuseppe, Nadia, Graziella, Salvatore, Giuseppe e a tutti i ragazzi che come loro sono stati vittime della mafia ...

SOMMARIO Prefazione pag. 1 Capitolo 1 pag. 4 LIBERA RACCONTA Capitolo 2 pag. 20 IMMAGINANDO UN FUTUTO DIVERSO: LA 1°A RACCONTA Capitolo 3 pag. 35 IMMAGINANDO UN FUTUTO DIVERSO: LA 1°B RACCONTA Capitolo 4 pag. 56 IMMAGINANDO UN FUTUTO DIVERSO: LA 1°D RACCONTA Capitolo 5 pag. 71 IMMAGINANDO UN FUTUTO DIVERSO: LA 1°E RACCONTA Ringraziamenti pag. 93

Prefazione Lo scorso anno scolastico ho affrontato con la mia classe terza il tema della legalità. Siamo partiti dalle associazioni criminali presenti in Italia, le cui azioni sono eclatanti e note a tutti, per arrivare alla nostra piccola realtà, quella del paese in cui viviamo e anche della nostra quotidianità, per capire che le regole si possono trasgredire non solo come fanno cosa nostra e la camorra, ma anche non pagando il biglietto quando si sale sul pullman, non reclamando lo scontrino fiscale che un commerciante volontariamente non emette o addirittura non allacciandosi il casco quando si va in motorino. Per permettere ai miei alunni di comprendere meglio questo argomento, ho offerto loro degli esempi concreti: per capire come opera cosa nostra, abbiamo assistito allo spettacolo teatrale “Io, Emanuela”, dedicato a Emanuela Loi, agente della scorta di Paolo Borsellino, morta a soli venticinque anni durante l’attentato di via D’Amelio; per la camorra, ho invitato ad Offanengo don Aniello Manganiello, che è stato per sedici anni parroco di Scampia ed ha combattuto con le armi della parola e dell’esempio contro i clan, salvando tanti giovani da un destino di spaccio e violenza; per la ‘ndrangheta, il Dirigente, 1

professor Romano Dasti, mi ha messo in contatto con Iunia Riboli, volontaria del Presidio di Libera Cremasco, la quale, insieme a Nicolò Bassi, referente del Presidio, è venuta nella nostra scuola ed ha illustrato ai ragazzi l’associazione ed i suoi scopi, approfondendo il tema dei beni confiscati alle mafie, che riguarda, anche se pochi lo sanno, persino il nostro territorio, spiegando molto bene perché i mafiosi scelgano proprio i nostri paesi e come riescano ad inserirsi nel tessuto sociale. Quest’anno, quando Iunia mi ha proposto nuovamente la collaborazione tra la Scuola e il Presidio, coinvolgendo in un progetto anche le classi prime e seconde, ho accettato immediatamente. La sua idea era quella di far partecipare una o due sezioni per ogni classe, cioè una o due prime, una o due seconde, una o due terze. Io, spiazzandola non poco, ho esposto il progetto ai miei colleghi di lettere, che hanno aderito ben volentieri con le loro classi, per un totale di quattordici, cioè quattro prime, cinque seconde e cinque terze! Il progetto sulla carta meritava e così abbiamo iniziato questa avventura. Martedì 5 dicembre 2017 gli alunni delle classi prime e seconde hanno incontrato, presso la Sala polifunzionale dell’oratorio di Offanengo, Iunia che, dopo un lavoro preparatorio svolto con la preziosa collaborazione della Biblioteca di Offanengo, armata di grande entusiasmo ed infinita pazienza, ha affrontato gli argomenti stabiliti. Ai ragazzi delle classi prime ha raccontato le storie di sette bambini uccisi 2

dalla mafia, mostrando le loro foto - quelle che li ritraevano in un momento felice, quale una festa di compleanno o in un giorno di sole sotto casa - e riferendo dettagli sulla loro vita, assolutamente normale, prima del tragico incontro con la criminalità organizzata, invitandoli poi a restituire a queste giovani vittime il “domani” che è a loro mancato, cioè provando ad immaginare come sarebbe stata la loro esistenza se non fosse stata brutalmente interrotta da un attentato di stampo mafioso. Ai ragazzi delle classi seconde, invece, ha presentato l’Associazione, le finalità e le attività svolte, ribadendo più volte le ragioni per una necessaria diffusione capillare dei Presidi di Libera in tutto il territorio nazionale e anche nel Cremasco. Agli alunni ha, infine, affidato il compito di spiegare con parole e immagini cosa si celi dietro il nome LIBERA. Da quell’incontro è nato, dunque, questo libro, che contiene storie e disegni. Gli alunni delle classi prime, appunto, hanno adottato la storia di un bambino vittima della mafia e hanno immaginato come sarebbe stato il suo futuro, se non avesse incontrato “quell’orribile mostro” sul suo cammino, scrivendo dei racconti. Gli alunni delle classi seconde, invece, hanno inventato degli acronimi di LIBERA, riempiendo con bellissimi disegni tanti cartelloni. Prof.ssa Katia Vezzoli 3

Capitolo 1 LIBERA RACCONTA: Domenico Gabriele Si chiama Domenico, ma per tutti è Dodò. Ha undici anni ed è uno di quei bambini “vivaci, generosi e pazzi per il pallone”, che si possono vedere nei campetti di tutta Italia mentre sognano di diventare grandi campioni. Un ragazzo solare Dodò, anche se la sua famiglia non se la passa molto bene. Il padre riesce a trovare solo lavori saltuari e in casa non girano molti soldi. Domenico però è sereno e si sente amato dalla sua famiglia, anche se avrebbe voluto avere dei fratelli, forse per condividere le sue passioni. Quando era in quarta elementare ha avuto addirittura il coraggio di scrivere una lettera al Presidente del Consiglio, per chiedergli di aiutare economicamente i suoi genitori disoccupati e permettere loro di allargare la famiglia. A scuola Domenico è molto bravo, tant’è che a volte lo prendono in giro chiamandolo “secchione”. Ma a lui poco 4

importa; sente nel profondo che ciò che conta è stare dalla parte giusta. Lo dicono tutti quelli che condividono con lui le giornate, a casa o a scuola; ad esempio, era stato un duro colpo per lui scoprire che nel mondo del calcio avvenivano gravi scorrettezze. Anche nella sua città, lo sa, non tutti sono come lui. Dodò ha sentito parlare di “quelli là”, quelli che commettono reati, che fanno i gradassi, che appartengono all’organizzazione mafiosa dai suoi genitori, ma mai avrebbe immaginato di vederli in faccia. Li incontra in un brutto giorno, che inizia in realtà come tutti gli altri. Domenico va come al solito a giocare a calcio insieme al padre. I due si alternano da sempre durante la partita, dandosi il cambio. Dodò però stavolta vuole giocare ancora più del solito, perché ha deciso di mettersi a dieta e vuole fare anche molto più movimento. Così suo padre ogni dieci minuti esce dal campo e gli lascia il posto. Proprio durante uno di questi avvicendamenti, si sentono degli scoppi, come dei petardi, e, tra le persone che cadono a terra, c’è anche Dodò. Dodò non era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dodò era dove avrebbe dovuto essere un ragazzino di 11 anni che amava il pallone: su un campo di calcio a divertirsi. 5

Simonetta Lamberti Simonetta è una bella undicenne con i capelli lunghi e biondi. Nelle foto un po’ sgranate dell’album di famiglia sorride sempre, anche se sembra farlo timidamente. Il suo papà è per lei una specie di supereroe e non ha tutti i torti perché fa il magistrato e lavora in zone pericolose, in cui la camorra la fa da padrona. A Simonetta il lavoro del padre piace e ne è orgogliosa. Certo, forse è un po’ preoccupata per lui, ma è anche affascinata da quello che accade ogni giorno nel suo ufficio e cerca sempre di saperne di più. Chiede quasi ogni sera al padre di raccontarle qualcosa, di spiegarle su cosa sta indagando in quel momento. E lui non si sottrae a questo compito e un po’ di tempo fa le ha detto: “La polizia sta scoprendo che molte delle campagne qui intorno sono state inquinate con rifiuti pericolosi nascosti sotto terra …”. L’unico problema, con quel lavoro così importante, è che di tempo a disposizione da trascorrere insieme ce n’è ben poco. Così Simonetta coglie davvero la palla al balzo in quel giorno di fine maggio quando il padre, stranamente rientrato presto dall’ufficio, le propone una passeggiata al mare e un gelato. Chissà con che animo si è preparata ad un pomeriggio con la persona che forse ama 6

di più al mondo … Mentre stanno rientrando, Simonetta attende impaziente di arrivare a casa per raccontare alla mamma tutto ciò che hanno fatto. Ma, ad un incrocio, una macchina si affianca alla loro e al suo interno ci sono persone che non si preoccupano della sua presenza e che vogliono impedire a suo padre di fare il suo lavoro e cercano di fermarlo per sempre. Non riescono a fermare il suo papà, ma la vita di Simonetta. Simonetta non era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Era esattamente dove avrebbe dovuto essere una ragazzina di 11 anni in un pomeriggio di maggio: in auto con il padre, dopo il mare e una puntata alla gelateria. 7

Annalisa Durante Annalisa ha 14 anni e vive in una città che nelle belle giornate sembra fatta di sole, in un quartiere popoloso. È importante perché Annalisa ama davvero molto la sua città e il suo quartiere, uno di quelli in cui ci si conosce tutti, quasi come in una grande famiglia allargata. Allo stesso tempo, però, sogna un futuro da un’altra parte. Lontano. Questo perché Annalisa è una ragazza decisamente sveglia, oltre che molto carina. Dicono che sta sempre ben attenta a quello che le capita attorno e che fin da piccola si fa sempre tante domande. Si chiede, ad esempio, perché sua cugina Luisa è costretta a lavorare in un laboratorio nascosto in uno scantinato o perché nessuno fa nulla per quei ragazzi che lasciano i banchi di scuola troppo presto. Annalisa osserva e cerca di capire, ma è anche una normalissima ragazza di 14 anni e la sua vita non è certo fatta solo di questo! È fatta in gran parte di scuola, amici e ragazzi, con i quali magari chiacchierare un po’ imbarazza8

ta appoggiata ad uno scooter sotto casa. Tra le sue migliori amiche ci sono le cugine, più o meno coetanee, e con loro Annalisa passa sempre un sacco di tempo. È con loro quel giorno, che è un pomeriggio come tanti, pure a tratti un po’ noioso: solite chiacchiere, solita “postazione” praticamente sotto casa, in una di quelle vie colorate e sempre animate, come ce ne sono tante nella sua città, dove sembra sempre ci sia una festa di paese, tanta gente che va e viene e persone che parlano da un balcone all’altro. Ad un tratto però succede qualcosa e il caos della via diventa “diverso”. Un ragazzo arriva di corsa e si nasconde dietro di lei. Non hanno molti anni di differenza, ma hanno decisamente scelto due modi di vivere opposti, perché lui è un giovanissimo boss di camorra. Chissà se Annalisa fa in tempo a riconoscerlo mentre lui la tiene per le braccia e si nasconde dai proiettili di chi sta cercando di ucciderlo. Annalisa non era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Era dove una ragazza di 14 anni dovrebbe essere in un pomeriggio come tanti: con le amiche a chiacchierare, lamentarsi dei genitori o della scuola e magari parlare di ragazzi. 9

Giuseppe Letizia Giuseppe ha 12 anni. Una vita davvero tranquilla la sua, anche perché in quegli anni non c’è molto da fare. Non ci sono videogiochi, non ci sono tablet, smartphone, youtube … Giuseppe Letizia va a scuola e poi corre nei campi ad aiutare il nonno al pascolo. Qualche volta lo si può trovare in mezzo alla folla radunata ad ascoltare un giovane sindacalista dalle idee interessanti e rivoluzionarie per quei tempi e che ha un nome non proprio adatto al suo temperamento. Quel sindacalista si chiama Placido, Placido Rizzotto, e a dire il vero non è “placido” proprio per niente quando si tratta di difendere ciò in cui crede. Giuseppe probabilmente lo ascolta affascinato, ma senza immaginare che avrà un ruolo importante nella sua vita. Accade un giorno che Giuseppe, di ritorno dal pascolo verso casa, incrocia sul suo cammino tre uomini che ne trascinano un altro. Forse Giuseppe tenta di nascondersi o forse sul momento resta lì impalato e un po’ incuriosito, senza capire cosa sta succedendo. Fatto sta che per puro caso vede i tre uomini uccidere Placido Rizzotto. La cosa lo sconvolge (e come può essere altrimenti!), tanto che 10

appena arrivato a casa sviluppa una febbre altissima, così alta da richiedere il ricovero in ospedale. Giuseppe è talmente turbato da non riuscire a raccontar nulla; nel suo delirio causato dal febbrone riesce soltanto a ripetere di continuo il nome di Placido Rizzotto. Secondo altri, sono passati tanti anni e a volte i ricordi tramandati sono confusi, ha la forza di confidare di aver visto uccidere un contadino. Il medico che lo ha in cura gli fa una iniezione, ma non riesce a salvarlo. Si scoprirà poi che in quella siringa non c’era un farmaco, ma un veleno. Giuseppe non era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Giuseppe era dove avrebbe dovuto essere un pastorello nel 1948: era nelle campagne, sulla strada verso casa, dopo una giornata in compagnia del nonno. 11

Nadia Nencioni Cambiare scuola a metà corso di studi è una gran rottura. Deve averlo pensato anche Nadia, quando le hanno detto sarebbe capitato anche a lei. Magari si è lamentata e ha pensato che perdere gli amici e gli insegnanti fino ad allora conosciuti fosse una tragedia. O forse le è parso di poter vivere una avventura nuova, di avere l’opportunità di farsi nuovi amici. Fatto sta che, quando arriva settembre, Nadia deve farsi coraggio e iniziare l’anno nella scuola che tutti chiamano “Lambruschini”, chissà perché poi. La sua scuola, la “Dante”, è stata chiusa e non ha altra scelta. In quei primi giorni sui banchi lei è “quella nuova”: è timida e impacciata, forse si sente fuori posto. Poi, però, più passa il tempo più si sente a suo agio tra i nuovi compagni, guadagna sicurezza e inizia a mostrarsi per quella che è: un tipetto allegro e intelligente. Questo ultimo anno per Nadia è denso di cambiamenti: oltre alla nuova 12

scuola, arriva anche una sorella. Nasce infatti Caterina! Chissà se Nadia è felice della cosa … sicuramente l’arrivo della bambina deve aver portato un bel po’ di scompiglio in quella strana casa in cui abita. Già, perché Nadia non abita in un normale appartamento o in una villetta. Nadia, come una principessa, abita in una casa alta alta che sembra la torre di un castello e che si trova vicino ad uno dei posti più belli del mondo, pieno di quadri e di opere d’arte così importanti che ogni giorno migliaia di persone arrivano da tutto il mondo e fanno la fila per vederli. Una fortuna! Se non fosse per il fatto che quando festeggia il suo compleanno gli amici che invita alla festa si perdono spesso in quel cunicolo di vie del centro e non riescono a trovarla subito … arrivando in ritardo! Secondo me, Nadia però non se la prende poi molto, perché ha un animo gentile. Lo si capisce anche dalle poesie che scrive. Sì, scrive poesie! Ce n’è una che parla della sera e del sole e che oggi è diventata un po’ famosa, anche se non per un motivo felice. Nadia l’ha scritta proprio tre giorni prima del momento in cui tutto cambia. Oggi la casa di Nadia non c’è più. Al suo posto, c’è un pezzo di cielo. Non ci sono più neanche Nadia, Caterina e i loro genitori. Perché la mafia ha deciso di fare la voce grossa, spaventare l’Italia intera usando le bombe. Nadia e la piccola Caterina non erano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Erano dove dovrebbero essere due bambine in una notte di maggio: a casa, immerse in sogni bellissimi. 13

Graziella Campagna Graziella ha 17 anni. È una ragazza tranquilla, abituata però al caos di una casa piena di persone. La sua famiglia infatti è davvero molto numerosa, perché è composta dai genitori e addirittura sette, tra fratelli e sorelle. Uno dei fratelli con cui ha un rapporto più stretto è maggiore di lei, si chiama Piero e fa il carabiniere. Lei non sa cosa farà da grande, ma decide di non continuare gli studi dopo l’esame di terza media. Probabilmente vuole iniziare presto a lavorare, anche per dare una mano a casa e contribuire alle spese. Un giorno, passeggiando in una cittadina vicino casa, vede esposto davanti ad una lavanderia un annuncio con cui i titolari cercano un aiutante e decide di provare. Inizia così il lavoro come stiratrice. Guadagna 150.000 Lire al mese; davvero non è molto, ma per iniziare va bene così. Anche raggiungere il posto di lavoro non è facilissimo: Graziella non è abituata a muoversi da sola e deve prendere mattino e sera un pullman, cosa che preoccupa un po’ i genitori. Però, 14

pensano tutti, Graziella è affidabile e la fermata è proprio vicino alla Lavanderia: si può fare. Un giorno di dicembre accade una cosa strana. Graziella trova, in uno degli indumenti lasciati da un cliente abituale, un portadocumenti. Nota che il nome riportato sul documento non corrisponde a quello con cui conosce la persona sulla fotografia, ma non ci fa molto caso. È solo un aneddoto curioso da raccontare alla collega e alla mamma, una volta tornata a casa, ma niente di più. Anche la mamma se ne dimentica subito e la vita scorre come sempre. Qualche giorno dopo, però, tutto cambia. Sono le 19.45 e Graziella ha finito di lavorare. Come sempre va alla fermata e aspetta il pullman. Un ragazzo che la conosce e sta passando in auto di lì, la vede. Si chiama Francesco, non sono amici intimi, ma vorrebbe darle un passaggio fino a casa. Graziella però rifiuta, forse per timidezza, per imbarazzo. Poco dopo Francesco vede passare il pullman. Si volta e Graziella non è più alla fermata. Continua per la sua strada, convinto che la ragazza sia salita sull’autobus e sia ormai diretta a casa. Graziella invece sparisce nel nulla. La sua famiglia, specialmente il fratello Piero, la cerca ovunque. Quel documento curioso che aveva trovato apparteneva in realtà ad un latitante, che era lì sotto falso nome e che si è spaventato, perché pensa che la sua copertura sia saltata. Graziella in realtà non aveva capito. Non era certo un pericolo per quell’uomo, ma qualcuno ha deciso di metterla a tacere. Graziella non era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Graziella era dove avrebbe dovuto essere una ragazza al suo primo impiego dopo una giornata di lavoro: era alla fermata, in attesa del pullman per casa. 15

Salvatore e Giuseppe Asta Salvatore e Giuseppe sono gemelli, ma a vederli proprio non si direbbe. Salvatore è biondo, ha i capelli ricci ed è un gran rompiscatole, sempre a combinare guai e a correre per casa. Giuseppe invece è moro, ha la testa dura, così dura che quando si impunta fa saltare i nervi, ed è anche molto puntiglioso. Diversi, come più non si potrebbe, ma molto uniti, come lo sono spesso i gemelli. Hanno una sorella di cinque anni più grande che si chiama Margherita e che a volte proprio non li sopporta quei due pestiferi, come tutte le sorelle maggiori. Salvatore, Giuseppe e Margherita vivono con i loro genitori un’esistenza normale e serena, fatta di scuola, giochi e chissà quanti sogni per il futuro. A sei e undici anni la vita non può essere che questo, no? 16

Certo, i tre non vanno sempre d’amore e d’accordo. Come in tutte le case in cui convivono più fratelli, specie se hanno età diverse, i bisticci sono all’ordine del giorno. Discutono spesso al mattino, quando si è tutti un po’ di fretta e Salvatore e Giuseppe ci mettono una vita a prepararsi per andare a scuola. Margherita se la prende sempre un sacco, perché rischia di arrivare in ritardo! Succede anche una mattina di aprile e Margherita, che proprio non ne può più, decide di non aspettarli e approfitta di un passaggio della vicina di casa. Così, in auto con mamma salgono solo Giuseppe e Salvatore e si avviano verso la scuola, per l’ultima volta. La loro auto procede tranquillamente per le vie della città e ad un tratto si trova in mezzo tra una macchina che trasporta una persona importante, un giudice, e una macchina che è stata preparata per esplodere e che lo fa, proprio in quel momento. Giuseppe e Salvatore non erano nel posto sbagliato al momento sbagliato; erano dove avrebbero dovuto essere in una qualsiasi mattina dell’anno due bambini di 6 anni: in auto con la mamma, diretti verso la scuola. 17

Arunpreett, Cristina, Letizia - classe 2°A 18

Cezar, Fabio, Gabriel - classe 2°A 19

Capitolo 2 IMMAGINANDO UN FUTURO DIVERSO: la 1°A racconta ... Domenico Gabriele (Dodò) opo qualche anno il Presidente del Consiglio rispose alla sua lettera e diede al padre un lavoro fisso grazie al quale la famiglia si allargò. Arrivò un fratellino di nome Alessio a cui fortunatamente piaceva il calcio, del tutto simile al fratello maggiore. Dodò diventò il suo allenatore personale. Dodò continuò a frequentare la scuola e completò i suoi studi con ottimi voti. Anni dopo diventò un calciatore professionista e con i soldi che guadagnò costruì nel suo paese un centro per bambini che non potevano permettersi di pagare le lezioni di calcio. Era conosciuto da tutti per il suo altruismo, per la sua grande passione e bravura nel calcio. D Si sposò con Maria, una famosa attrice con la quale ebbe sette figli, quattro femmine e tre maschi. Essendo entrambi famosi si dovettero trasferire fuori dall’Italia, portando con loro i parenti più stretti; ogni anno, però, ritornavano nel loro paese d’origine, a trovare tutti gli amici e parenti rimasti. Purtroppo, all’età di 35 anni, Domenico fu vittima di un incidente stradale che gli provocò 20

la rottura della gamba sinistra. Il medico in seguito gli vietò di continuare a svolgere il suo lavoro di calciatore professionista per sempre. Così Domenico entrò in piena crisi depressiva, si rinchiuse in se stesso e non volle più sentir parlare del calcio. Un bel giorno, però, il figlio più piccolo chiese al padre di accompagnarlo a una partita di calcio e Dodò dovette accontentarlo. Quando vide la partita e suo figlio giocare, ripensò alla sua esperienza da giocatore, uscendo così dalla sua depressione. Pensò di chiedere al fratello Alessio di sostituirlo come attaccante nella sua squadra, anche se però in cuor suo sperava sempre di poter tornare a giocare, nonostante sapesse che era impossibile. Uscito finalmente dal tunnel della depressione, continuò a sostenere la sua squadra e a partecipare, senza giocare, agli allenamenti e alle partite. Sua moglie per stargli più vicino terminò la sua carriera di attrice e insieme decisero di ritornare al loro paesino d’origine con tutta la famiglia. Tornati al loro paese vennero acclamati con gioia da tutti e Domenico iniziò la sua “carriera” da allenatore nel centro per bambini e ragazzi bisognosi, che aveva fondato, e tutti gli volevano molto bene come a uno zio. Lui e la sua famiglia continuarono a vivere nel paesino e alla sua morte i suoi figli continuarono la sua grande impresa di sostenere i bambini e i ragazzi in difficoltà. Alice, Sara, Lorenzo 21

Viola, Matteo, Brian - classe 2°A 22

Gabriele, Tommaso, Nicolò - classe 2°A 23

Simonetta Lamberti e in quella giornata di sole la mafia non ci fosse stata, poteva ritornare e raccontare a sua mamma la bella giornata passata con suo padre mangiando un bel gelato alla fragola. La vita di Simonetta sarebbe cambiata se non ci fosse stata la mafia, perché avrebbe potuto avere un lavoro come quello di suo padre, il MAGISTRATO, poteva avere un marito, dei figli e dei nipoti. S Simonetta aveva un legame speciale con suo padre. Simonetta poteva continuare la sua vita con la sua famiglia e il lavoro portato avanti da suo padre se non fosse stato per la mafia. Da questo testo capiamo che la mafia uccide molti bambini e ragazzi innocenti. E così sarebbe la vita di Simonetta senza la mafia ... Claudio, Ahmed, Federico, Alfonso 24

Annalisa Durante A nnalisa è una simpatica studentessa di quattordici anni che vive felice e serena in un quartiere periferico di una città del Sud piena di sole, bagnata da un mare azzurro, invitante per chi ama vacanze rilassanti e per pescatori sempre desiderosi di pesca abbondante. Nella stessa zona abitano le amiche e gli amici che frequentano la stessa scuola e gli stessi locali di svago: oratorio, palestra, pub, dancing, giardini pubblici sempre verdi. Annalisa si incontra con loro ed organizza i programmi delle serate e delle feste; ma le piace tanto passeggiare per le vie della città con vetrine illuminate, dove stanno esposti vestiti, pasticcerie con dolci squisiti, salumerie, panetterie con profumi e forme singolari di pane, pagnotte invitanti, fast-food, gelaterie, bar, caffè affollati con insegne bizzarre e multicolori. Insieme con gli amici e le amiche le piace confondersi nella folla di gente che passa per le vie principali contagiando tutti e tutto con la propria vitalità e allegria. In questa città “da sogno” non si corrono brutti rischi perché gli abitanti sono rispettosi e si aiutano reciprocamente, amano il proprio lavoro con il quale possono provvedere alle proprie necessità; i giovani sono convinti dell’impor25

tanza della scuola per costruire il proprio futuro ed hanno ampie possibilità di scelta di formazione professionale oltre che per il divertimento. Ad Annalisa piace parlare con gli amici dei propri progetti da realizzare nel futuro, delle esperienze formative, dei viaggi che vorrebbe fare per conoscere il mondo per completare, arricchire se stessa. Lei trova che tutti sono disponibili a comportarsi bene, ad esprimere le proprie idee, a partecipare alle iniziative proposte dal gruppo in fatto di svago, impegno sociale e civile. I legami all’interno del gruppo sono aperti, leali, sostenuti da sentimenti veri di amicizia sincera e profonda fiducia. Nessuno dei suoi amici pensa di usare la violenza e di servirsi della mafia per fare carriera in fretta, arricchirsi, conquistare il potere in poco tempo. Per questo, nella città solare bagnata dal mare azzurro, la vita quotidiana per Annalisa scorre tranquilla, serena, senza timori e ansie, in pena libertà e felicità. Mario, Aaron, Gabriel 26

Giuseppe Letizia G iuseppe ascolta affascinato Placido Rizzotto; forse un giorno porterà avanti lo stesso ideale, la stessa voglia di giustizia. Un giorno come tutti gli altri, Giuseppe va al pascolo ad aiutare il nonno, poi torna a casa, dove la mamma lo sta aspettando per la merenda. Ma tempo per la merenda Giuseppe ne ha poco, lui deve correre, deve raggiungere gli amici in piazza, deve giocare a pallone, a nascondino, saltare la corda … e riportare la pace dopo le azzuffate tra amici. Sì, perché Giuseppe ha il cuore grande. 15 anni dopo ... Giuseppe si sposa e diventa un contadino proprio come il nonno; sua moglie gli dà due figli gemelli ai quali Giuseppe insegna tante cose, ma soprattutto parla loro di rispetto, giustizia e di libertà. Francesco, Cristian, Ankish 27

Nadia Nencioni adia invita la classe alla sua festa di compleanno, passano una festa bellissima cantando e ballando tutti insieme e così lei si fa degli amici. Anche sua sorella Caterina festeggia. Se la mafia non fosse esistita Caterina e Nadia sarebbero grandi e avrebbero un lavoro. N Ramin, Manuel Graziella G raziella Campagna ha 17 anni e inizia a lavorare in una lavanderia. Anche se lontana da casa è vicina alla fermata del pullman. Un giorno decide di smettere di fare quel lavoro, si dedica alla sua grande passione: investigare, aiutando suo fratello carabiniere, Piero. Dopo molti casi ce n’è uno più difficile di tutti: la rapina di una banca. Questo caso è il più difficile perché sono state manomesse tutte le telecamere di sorveglianza, tranne una. Riescono a scoprire il colpevole prendendo le impronte digitali dalle telecamere rotte. I colpevoli sono cinque, ne vengono arrestati solo quattro perché uno di loro scappa all’estero con un passaporto falsificato. Decidono così di andare ad acciuffarlo. Arrivati, non lo trovano in compenso trovano il suo passaporto falso. 28

Tornati, trovano casa loro derubata dallo stesso ladro. Usciti da casa si accorgono che sta ancora scappando davanti a loro. Infine, per merito di Graziella, lo acciuffano buttandolo in galera. Oggi Graziella e i suoi familiari vivono ancora; Graziella è sposata con Francesco ed hanno tre figli. Beatrice, Agata, Hui Yi, Ioana Nicoleta 29

Diego, Andrea, Shirley, Oscar - classe 2°A 30

Sara, Giulia, Manuel - classe 2°A 31

Salvatore e Giuseppe Asta C osì i gemelli vanno a scuola con la mamma ... l’auto procede tranquillamente. Quando la mamma li va a prendere, i gemelli le dicono che è stata una giornata bellissima. Salvatore e Giuseppe, entusiasti, tornati a casa, fanno merenda e giocano tutto il giorno. Oggi i gemelli, se la mafia non esistesse, ci sarebbero ancora, avrebbero vissuto la loro vita e sarebbero ormai grandi. Michele, Giovanni 32

Aurora, Greta, Alessia, Carol, Gaia - classe 2°B 33

Matteo, Aldo, Loris, Mattia - classe 2°B 34

Capitolo 3 IMMAGINANDO UN FUTURO DIVERSO: la 1°B racconta ... Annalisa Durante nnalisa è una quattordicenne che ama la sua città in cui conosce tutti. Annalisa è una bella ragazza dai capelli biondi, lunghi e mossi, dal fisico atletico, perché appassionata di nuoto, motivo per cui trascorre sempre le sue vacanze dalla nonna, che ha una casa in riva al mare. Oggi è l’ultimo giorno di scuola e la sua migliore amica le chiede: «Cosa fai durante le vacanze? E a che superiori ti sei iscritta?». A Annalisa, felice per l’inizio delle vacanze, risponde: «Quest’ anno andrò a casa di mia nonna, come tutti gli anni. Adoro fare immersioni fra i pesci della barriera corallina, mi piacerebbe tanto trasferirmi là, vuoi venire con noi per una settimana?». Marta, la sua migliore amica, le risponde: «Mi piacerebbe molto, ma i genitori di Marco, mio cugino, ci hanno invitato a passare con loro le vacanze e così andremo nella loro casa in America». «Sarà per il prossimo anno … 35

comunque mi sono iscritta al liceo scientifico» puntualizza Annalisa. Il giorno seguente, Annalisa è già in piedi dalle 5.00, molto agitata, perché di lì a poco prenderà l’ aereo diretto verso Sydney. Il viaggio è lungo ma divertente, poiché Annalisa conosce Back, un ragazzo fantastico e molto gentile, con cui fa molto amicizia. Back è un appassionato di immersioni, proprio come lei. Arrivata a casa di sua nonna, le corre subito incontro Teddy, il suo cagnolino; Teddy è un cucciolino carinissimo di Chihuahua, con il pelo lungo e bianco e ad Annalisa sembra quasi un peluche. Quel pomeriggio, dopo essersi ripresa dal viaggio, si dirige verso l’oceano per fare un’immersione e là, sulla spiaggia, incontra Back; i due si immergono insieme e iniziano a scattare delle insolite foto. È proprio come se lo ricordava: un giardino fiorito sottomarino, pieno di coralli colorati che le sembravano fiori, con mille pesci, alcuni anche rari da trovare e molto interessanti. Passano i giorni molto in fretta per Annalisa che si innamora sempre di più di Back. Back, l’ultimo giorno, le chiede di diventare la sua fidanzata. Arriva settembre e inizia le superiori, diventando subito la prima della classe, ma allo stesso tempo molto popolare. Si accorge quasi subito che Back frequenta la seconda della stessa scuola e ne è molto felice. 36

Gli anni delle superiori passano molto velocemente e Annalisa si diploma, a pieni voti, nel campo della biologia marina. Inizia poi l’università, dove fa tre stage. Durante il primo stage va in Sardegna, dove esplora i dintorni e i pesci dell’ isola della Maddalena. Nel secondo stage va in Sicilia, nelle isole Eolie, dove c’è una popolazione marina fantastica. Il terzo stage lo fa alle Hawaii ed è il suo preferito, poiché incontra un fondale fantastico ricco di pesci e coralli. Passano gli anni e al termine degli studi diventa ciò che aveva sempre desiderato: una Biologa Marina molto famosa. Le novità per Annalisa non sono finite, si trasferisce infatti in Australia, dove si sposa con Back ed hanno poi 3 figli molto abili ad immergersi, ma questa non è la loro sola passione. I figli, dopo un lungo percorso di studi, diventano tutti e tre magistrati, col fine di sconfiggere la mafia che dilaga in quelle zone. Tutta la famiglia, però, ha in comune una cosa: ama viaggiare. Veronica, Ginevra, Eleonora, Sofia, Giorgia 37

Continuiamo la storia di Annalisa ... U n giorno Annalisa, una ragazzina di tredici anni, carina, alta, robusta, con capelli lunghi, castani, mossi ... stava parlando con sua cugina mentre si recavano a scuola. «Cosa vorresti fare da grande?» chiese Martina. «Io vorrei tanto fare la viaggiatrice, per conoscere nuove persone e nuove culture.» «Io, invece, vorrei fare la militare» rispose Martina. Arrivate davanti alla scuola, suonò la campanella e così iniziò un altro giorno scolastico. Annalisa era una ragazza molto intelligente e a scuola prendeva sempre voti molto alti. Quel giorno all’intervallo Cristian le diede un bacio e lei, reagendo d’impulso, lo ripagò con uno schiaffo in faccia. Al termine dell’anno scolastico delle medie, per Annalisa, lasciare i suoi compagni fu assai difficile, perché aveva legato tanto con tutti e aveva molti amici: Andrea, Sofia, Chiara, Veronica, Eleonora e Luca. Il primo giorno al liceo linguistico Annalisa non ebbe difficoltà a fare nuove amicizie e le coltivò fino alla fine del percorso liceale. Finiti gli studi, Annalisa iniziò a girare il mondo, visitò Dubai (la Fontana di Dubai e Burj Khalifa), Shanghai (Oriental Pearl Tower), Dublino (Castello di Dublino, Cattedrale di Cristo), Milano (il Duomo e il Castello Sforzesco), Firenze (il campanile di Giotto e gli Uffizi), Londra (il London Bridge, Buckingham Palace e London Eye), Madrid (Palazzo reale), New York (Central Park, Statua della Libertà 38

e Times Square) dove viveva sua cugina ... e poi arrivò alle Hawaii. Qui incontrò sua nonna, che anche lei aveva girato il mondo. Annalisa si fermò dalla sua nonna affascinata dal panorama. Poiché era da molto tempo che non si vedevano, si dovettero raccontare molte cose. «Ciao tesoro, sono felice che anche tu abbia scelto di viaggiare per il mondo ... racconta» disse la nonna. Annalisa rispose: «Ho visitato molte città come Dubai, Shanghai, Dublino...». «Wow fantastico!» ribatté la nonna. Annalisa presto si fece nuovi amici tra cui Paolo, che le piaceva molto, ma non riusciva a parlargli. Un giorno Paolo invitò Annalisa al parco per rivelarle i suoi sentimenti. «Ciao, devo dirti una cosa molto importante, per me è stato amore a prima vista, non ce la faccio più a tenere nascosti i miei sentimenti ...» disse Paolo imbarazzato. Lei disse: «Per me è lo stesso ... l’unico problema è che non riuscivo a dirtelo». Paolo propose: «Andiamo a mangiare un gelato?». Lei rispose: «Sì, va benissimo». Tornata a casa, la nonna a malincuore le comunicò che sua cugina stava male e che era finita in ospedale dopo la missione conclusasi male. Annalisa, preoccupata, tornò subito a New York a trovare sua cugina. Dopo qualche anno lei e Paolo decisero di sposarsi alle Maldive, il 20 maggio. In viaggio di nozze andarono alle isole Cook. Dopo qualche mese nacque loro una bellissima bambina di nome Giulia. Sofia, Chiara, Edoardo, Guglielmo, Linda 39

Arianna, Denise, Anna, Jaisrine - classe 2°B 40

Continuazione della storia di Dodò odò era un ragazzo di 11 anni, il suo vero nome era Domenico Gabriele, ma in famiglia tutti lo chiamavano così. Era un ragazzino vivace e gentile, i suoi genitori non erano ricchi anzi, la situazione economica della famiglia Gabriele era piuttosto precaria. Un giorno, quando frequentava la quarta elementare, dopo aver sentito la madre che esprimeva il desiderio di avere un altro figlio, ma aggiungendo subito di non poterselo permettere, Dodò scrisse una lettera al Presidente del Consiglio in cui gli chiedeva di fare avere alla sua famiglia un contributo economico per permettere ai suoi genitori di avere più soldi e di regalargli così un fratellino. D Suo padre faceva il pescatore, ma in seguito ad un incidente in barca era ormai costretto a camminare con un bastone e i saltuari lavori da domestica che la madre svolgeva nelle case del paese non permettevano certo loro una vita piena di lussi o grandi agi. Nonostante ciò i suoi genitori erano sempre sereni e in famiglia il clima era costantemente disteso. Dodò era stato educato a comportarsi con correttezza e sincerità e lui aveva sempre creduto in quei valori per cui odiava le scorrettezze e le bugie. Domenico a scuola veniva spesso preso in giro per la sua forma fisica in quanto non era molto alto ed era un poco sovrappeso, ma questo non precludeva la possibilità di coltivare una sua grande passione: quella per il calcio; natural41

mente, a causa della situazione economica dei suoi genitori, lui giocava solo per strada, nel vicoletto dietro alla misera casa in cui viveva. Non era mai entrato a fare parte di una squadra “vera” perché i ragazzini venivano selezionanti non solo in base alla loro abilità ma anche alla disponibilità economica della famiglia. Un giorno in cui era all’oratorio, si trovò a discutere su una regola del calcio con i suoi amici che non conoscevano tanto bene il regolamento calcistico mentre lui, in questo ambito, era piuttosto esperto. Durante la discussione, mentre si scambiavano qualche passaggio, passarono dei dirigenti della F.I.G.C. che notarono l’abilità di Dodò e gli chiesero se voleva entrare a fare parte della squadra del paese. Lui era eccitato e felicissimo all’idea ma al tempo stesso preoccupato, perché sapeva che la sua famiglia non avrebbe potuto affrontare la spesa per l’iscrizione né tanto meno comprargli anche solo un paio di scarpe decenti, se non proprio di marca. Uno dei dirigenti, che era a conoscenza della sua situazione famigliare, si presentò il giorno dopo a casa sua, spiegando alla madre che volentieri avrebbero offerto loro l’iscrizione e sostenuto le spese necessarie per consentire a Domenico di giocare. La madre allora parlò con suo marito e con Domenico, che promise che 42

avrebbe continuato ad essere un bravo studente e che non avrebbe tralasciato gli studi per il pallone. Dopo mille perplessità acconsentirono. Finalmente Dodò avrebbe potuto giocare in una vera squadra e non gli ci volle molto per diventare uno dei più bravi giocatori nel suo ruolo di centrocampista. Con gli anni Dodò passò di squadra in squadra fino ad approdare in serie B, nel frattempo la sua carriera di calciatore proseguiva in parallelo con gli studi, Dodò scelse di frequentare l’università della F.I.G.C.. Gli studi e le lezioni proseguirono insieme alle partite e agli allenamenti fino alla laurea in ingegneria, che conseguì con il massimo dei voti. Quando all’età di 27 anni subì un infortunio, la sua carriera di calciatore ebbe uno stop e la convalescenza fu molto lunga. Una volta ristabilitosi, non essendo più al massimo della forma e su suggerimento dei dirigenti della F.I.G.C., che riconoscevano in Domenico un esempio di correttezza e onestà, iniziò a frequentare i corsi per diventare un arbitro. Dopo le lezioni superate tutte brillantemente, gli chiesero se preferiva fare l’arbitro sul campo o dirigere la VAR. Domenico rispose: «Preferirei dirigere la VAR». Lui si dimostrò molto efficiente ed esperto nel suo compito, riuscì ad identificare e far licenziare molti arbitri che venivano pagati per barare e truccare le partite e una volta trovò anche delle bottiglie contenenti del liquido dopante. La sua carriera di arbitro proseguì fino ad arrivare a poter controllare la partita più importante, fu scelto infatti per dirigere la Finale dei Mondiali, ma, durante l’incontro, successe una cosa scioccante: l’arbitro stava cercando di 43

fare lo sgambetto ad alcuni giocatori! La partita fu immediatamente interrotta, l’arbitro sostituito, la partita rinviata e il risultato azzerato. Grazie a questo Domenico divenne noto e famoso in tutto il mondo e, quando tornò a casa, dopo tutti quegli anni di splendida carriera, vide i suoi genitori felici e strabiliati per quello che era diventato. Un giorno arrivò a casa sua il presidente della F.I.G.C. e gli organizzò una festa con i suoi colleghi di dirigenza , che gli mostrarono riconoscenza e gli fecero dei festeggiamenti. Domenico aveva molti ammiratori e sperò che quei momenti non finissero mai; si sposò con Agata ed ebbero due figli: una bambina di nome Marta ed un bambino di nome Cristiano, che ammiravano il lavoro del padre e rimasero molto contenti quando raccontò loro la storia dei Mondiali e Cristiano gli disse: «Anche io da grande voglio diventare come te e fare l’arbitro». Il resto degli anni della sua vita li trascorse a dirigere, studiare e vivere con la famiglia. Scrisse anche un libro in cui raccontava la fantastica avventura della sua vita, allenò i figli ed insegnò loro a giocare a calcio e ad essere sempre corretti e sinceri, generosi e altruisti. Marta giocò per qualche anno nelle giovanili di calcio femminile con un discreto rendimento fino a diventare una brava veterinaria, mentre Cristiano seguì le orme del padre, giocando perfino nell’Internazionale di Milano. Francesco , Andrea, Lidia, Nicolò, Cristiano 44

Dario, Pietro, Samuel - classe 2°B 45

Federico, Manila, Michele, Dalin - classe 2°B 46

Domenico Gabriele D omenico era un bambino a cui piaceva studiare e per questo veniva spesso preso in giro con l’appellativo di secchione. Oltre allo studio amava il calcio e infatti ogni fine settimana andava a giocare con il padre al campetto pubblico per fare delle partitelle insieme ai suoi amici. Domenico aveva scoperto che il calcio era manipolato, pieno di scorrettezze e per questo motivo lui voleva diventare allenatore, per far sì che nella sua squadra non si barasse. Dodò viveva in una famiglia povera, motivo per cui i suoi genitori avevano deciso di non avere altri bambini ma, nonostante questo, desiderava tantissimo avere un fratellino per condividere con lui la sua passione per il calcio. Un giorno, tornato a casa da una partitella con il padre, la madre gli disse: «Dodò, un imprenditore vuole assumerci nella sua azienda». Dodò era felice per questa notizia perché avrebbe forse potuto realizzare il sogno di avere un fratello. Dopo alcuni mesi scoprì che la madre era incinta, il suo sogno si sarebbe potuto realizzare. Fu per questo che i nove mesi di gestazione della madre li visse personalmente con una trepidazione immensa. Al termine della gravidanza il suo fratellino nacque e lo chiamarono Alessandro. Non appena Alessandro fu in grado di camminare, Dodò cercò di farlo giocare il più possibile con la palla al fine di farlo familiarizzare con il pallone. 47

Quando il fratellino divenne più grande, decisero di andare a fare più provini per entrare in una squadra professionale. Tutti e due vennero presi, però, presto, dovettero dividersi perché Dodò venne preso in un’altra squadra decisamente più forte. Passati alcuni anni, Dodò decise di smettere perché la sua età non gli consentiva più di giocare perfettamente. Scelse allora di diventare allenatore, inizialmente di una squadra giovanile, ma poi, per la sua bravura, venne assunto in una squadra di serie B. Dopo alcuni anni suo fratello andò a giocare nella stessa squadra di Dodò e insieme, durante un campionato, arrivarono in finale. I due erano molto tesi, perché dovevano giocare contro una squadra molto forte e sentivano il peso della responsabilità in quanto il risultato finale sarebbe dipeso principalmente da loro due. La partita iniziò e fin da subito si rivelò alquanto difficile. I giocatori avversari si accanivano sul pallone e sui giocatori e incominciarono a commettere dei falli tremendi. L’arbitro si vide costretto ad interrompere il gioco più volte, fischiando come un matto ed estraendo il cartellino giallo delle ammonizioni. Nonostante questo il gioco si fece sempre più pericoloso al punto che Dodò si vide costretto a sostituire i giocatori più forti con quelli più scarsi in conseguenza dei vari infortuni. Per non essere criticato, Dodò fece la scelta di non far scendere in campo suo fratello, che dimostrò apertamente il suo disappunto e la sua rabbia 48

continuando ad inveire e a gesticolare contro l’allenatore. Alessandro entrò in campo negli ultimi dieci minuti, ma nessuno dei giocatori di entrambe le squadre riuscì a segnare ragion per cui si passò ai tempi supplementari. L’arbitro stabilì che si giocasse quindici minuti per tempo. All’ultimo minuto Alessandro segnò un gran goal, facendo vincere la sua squadra. Dopo la vittoria Dodò decise di smettere di allenare per concentrarsi sulla sua famiglia, che era composta da sua moglie Francesca e i suoi due figli gemelli, che seguirono le orme del padre e diventarono calciatori. Daria, Matilde, Angelica, Leonardo, Emanuele 49

Jason, Riccardo, Andrea - classe 2°B 50

Il futuro di Domenico omenico, che veniva chiamato da tutti Dodò, era un undicenne dolce e gentile, robusto e di bassa statura; aveva occhi marroni e uno sguardo molto profondo. A Dodò piaceva molto il calcio e, come tutti i ragazzi, sognava di diventare un giorno un grande e famoso calciatore, anche perché ciò gli avrebbe consentito di realizzare un altro suo sogno. D Infatti desiderava tanto avere un fratellino, ma i suoi genitori non lo potevano accontentare per motivi economici, in quanto spesso si trovavano senza lavoro. Un giorno però Dodò e la sua famiglia si trasferirono in Spagna, dove il padre trovò finalmente un lavoro stabile e Dodò riuscì ad entrare in un forte club di calcio. Era felicissimo ed era certo che avrebbe potuto realizzare il suo sogno. Il ragazzo tuttavia non giocava tutte le partite perché l’allenatore lo riteneva un calciatore non molto valido. Quante volte Dodò si sentì umiliato e triste per essere sempre lasciato in panchina! Un pomeriggio, però, in una partita, l’attaccante più forte della squadra si infortunò per un pesante fallo dell’avversario, il coach, non avendo altra possibilità di scelta, fece entrare Dodò, che, come al solito, attendeva speranzoso questo momento in panchina. Finalmente avrebbe potuto mostrare le sue doti calcistiche. Entrò così in campo un po’ titubante ma determinato a far vedere chi era veramente. 51

La punizione per il fallo fu battuta bene e dopo una rovesciata di Dodò il pallone entrò in rete. Goal!!! Dalla tribuna si levarono delle urla di gioia e il pubblico si mise a ripetere il suo nome: Dodò, Dodò, Dodò …Dodò venne abbracciato dai suoi compagni di squadra e l’allenatore gli rivolse un caloroso sorriso. La partita terminò con la vittoria della squadra di Dodò e l’allenatore, meravigliato per la bravura dimostrata dal ragazzo, lo promosse titolare. Dodò tornò a casa tutto entusiasta e lo fu ancora di più quando la sua mamma gli annunciò di aver trovato un buon lavoro. Dodò chiese allora alla mamma di poter avere finalmente un fratellino. Il suo sogno, forse, si sarebbe avverato. La mamma gli disse: «Dodò, ho una notizia da darti». «Sì, dimmi pure» disse Dodò e a questo punto la mamma gli rivelò che, oltre ad aver trovato un lavoro, era anche in attesa di un bambino. Dodò si mise a gridare: «Sìììììììì!!!!!! Così il mio sogno si potrà finalmente avverare!» e la mamma annuì. Dodò non si capacitava ed era talmente felice che si scordò di dare anche lui la sua bella notizia. Per fortuna il suo papà glielo ricordò e allora Dodò si riscosse e disse: «Mamma, non ci crederai, sono diventato titolare della squadra perché ho segnato il mio primo goal!». La mamma, abbracciandolo fortemente, esclamò: «Ma è una notiziona!». Dopo qualche mese la mamma partorì una femminuccia e la chiamò Annalisa; Dodò fu molto deluso perché non era nato un maschietto, tuttavia, fe52

lice, accettò la situazione. Passato un anno, iniziò a giocare con lei. Una volta cresciuti, Dodò diventò un grande allenatore ammirato da tutti, invece Annalisa diventò una hostess di una compagnia aerea; tutte le volte che si fermava in un posto, oltre a visitare i luoghi bellissimi, trovava l’occasione per parlare della mafia, che imperversava in tanti ambiti, tra cui l’ambito calcistico. Dodò iniziò così ad aiutare, con dei soldi, sua sorella per creare una associazione contro la mafia e consentire così a tutti di vivere serenamente e senza condizionamenti. Domenico era euforico perché stava passando il periodo più bello della sua vita, grazie anche al calcio. Alex, Arman, Federico, Rubens 53

Benedetta, Robert, Matteo - classe 2°D 54

Elisa, Leonardo, Davide, Urlich - classe 2°D 55

Capitolo 4 IMMAGINANDO UN FUTURO DIVERSO: la 1°D racconta ... Il sogno di Annalisa A nnalisa è una ragazzina di quattordici anni e vive in una città piena di colori, nelle belle e nelle brutte giornate. Annalisa ama la sua città ed è una ragazza molto socievole, attenta e curiosa. Queste sue caratteristiche la portano ad appassionarsi alle lingue e, grazie al suo grande impegno, riuscirà a laurearsi in Lingue e a trasferirsi per un breve periodo in Spagna, in un paesino vicino a Barcellona. In questi pochi mesi approfondisce i suoi studi e decide di diventare giornalista. Un giorno come tanti riceve la chiamata dai suoi genitori, i quali le riferiscono che la sua migliore amica è rimasta vittima di un attentato di mafia. Lei, preoccupata, chiama subito i genitori dell’amica. La mamma di Sara, tra le lacrime, racconta: “Durante uno dei suoi tanti giri con lo scooter, mentre stava andando al supermercato, Sara è giunta ad un incrocio e si è trovata davanti una macchina con i vetri oscurati. Ad un certo punto, dall’auto, due affiliati di un gruppo mafioso hanno sparato una raffica di proiettili in direzione di 56

Sara. I colpi non erano destinati a lei, ma ad un giovane camorrista che aveva affiancato Sara con la moto; purtroppo, però, la ragazza è rimasta coinvolta nell’agguato». Annalisa, sconvolta, priva di parole e dalla voce tremante, cerca di rincuorare la mamma di Sara e le porge le condoglianze, promettendole di rientrare in Italia il più presto possibile per assistere al funerale. Subito Annalisa prepara la valigia e il giorno dopo è già in Italia. Giunta a destinazione, decide che non vuole diventare una giornalista qualunque: la sua missione sarà quella di denunciare gli avvenimenti di mafia, tra cui la tragica morte della sua amica Sara. Andrea, Federico, Matilde, Martina e Niccolò M. 57

Domenico e la sua grande passione per il calcio i chiama Domenico Gabriele, ma per tutti è Dodò. Ha undici anni e vive a Napoli. È vivace, generoso e pazzo per il pallone. La famiglia di Dodò ha difficoltà economiche perché la madre non lavora e il padre svolge solo attività saltuarie. Nonostante ciò, Domenico è sempre solare e allegro. A scuola è molto bravo e a volte i compagni lo prendono in giro, ma a lui non importa. S Diventato grande si iscrive ad una scuola di indirizzo sportivo, poi prosegue gli studi fino all’Università, dove si laurea con il massimo dei voti. Durante questi anni, Dodò comincia ad andare in palestra e inizia anche la sua carriera calcistica. Viene selezionato da squadre molto importanti, dovendosi anche trasferire all’estero, finché non riesce ad entrare nella sua squadra preferita, il Napoli. Qui guadagna molti soldi e riesce così ad aiutare la sua famiglia. Terminata la sua carriera da calciatore, diventa allenatore di diversi club di alto livello. Continua ad allenare per tutta la vita fino a quando, ormai anziano, dovrà abbandonare il campo, ma non la sua passione, perché continuerà a seguire il calcio in televisione. Paolo, Matteo, Roberto, Aurora S. 58

La vita di Giuseppe se non fosse stato ucciso dalla mafia iuseppe è un ragazzino che è stato ucciso dalla mafia all’età di dodici anni. Se questa disgrazia non fosse successa, lui avrebbe continuato a coltivare le sue passioni e i suoi interessi. Noi abbiamo provato ad immaginare come si sarebbe potuta svolgere la sua vita se non ci fosse stata la mafia. G Giuseppe prosegue i suoi studi dimostrando di avere un’ottima capacità di parola, soprattutto nell’esprimere e nel difendere con determinazione le sue opinioni. Molto spesso, infatti, va ad ascoltare le idee rivoluzionarie del sindacalista Placido Rizzotto, che vorrebbe aiutare gli agricoltori trovando un fertilizzante naturale che permetta ai contadini di evitare che i vermi distruggano le loro coltivazioni. Inoltre Placido vorrebbe che i contadini avessero maggiori diritti in campo politico e una maggiore quantità di campi da coltivare per produrre più prodotti agricoli e uscire dalla condizione di miseria nella quale vivono. Giuseppe, ogni volta che ascolta Placido Rizzotto, rimane colpito e affascinato dai suoi discorsi. Terminati gli studi di agronomia, Giuseppe comincia ad affiancarsi al suo idolo, partecipando a diverse manifestazioni e imparando da lui “i trucchi” del mestiere. Con il passare del tempo egli comincia ad intervenire nelle assemblee 59

e ad esprimere le sue idee con sempre maggior sicurezza. Qualche anno dopo Placido va in pensione e Giuseppe prende il suo posto, diventando così un capace sindacalista che continuerà a sostenere, rinnovandole, le idee di Rizzotto. Egli riesce infatti a mettere a disposizione degli agricoltori dei pesticidi naturali per combattere insetti e vermi che distruggono le piantagioni. Giuseppe, poi, riesce ad aiutare queste persone anche in un altro modo: permettendo ai contadini di avere più terreni da coltivare. Questa è la vita che avrebbe potuto avere Giuseppe se non fosse stato ucciso: il futuro bellissimo di un uomo molto altruista che ha speso la sua vita per migliorare le condizioni di vita dei contadini delle terre in cui è nato e vissuto. Elena, Stefano, Noemi, Claudio 60

Luca, Michael, Natasha, Kristel - classe 2°D 61

Graziella e la sua formidabile invenzione mente legata a Piero, che fa il carabiniere. Terminata la terza media, Graziella molla gli studi e va a lavorare in una lavanderia lontana da casa. Un giorno, dopo aver finito di lavorare, un suo amico la incontra fuori dal negozio e le offre un passaggio, ma lei, forse per timidezza, rifiuta e decide di aspettare l’autobus. Francesco, così si chiama l’amico, fa inversione e riparte ma, attraverso lo specchietto retrovisore, assiste ad una scena terribile: un uomo, conosciuto in paese per essere un pericoloso mafioso, spinge con violenza Graziella in macchina e riparte a tutta velocità. Francesco è sconvolto, non sa cosa fare: prova a seguire l’auto del criminale, ma dopo pochi minuti ne perde le tracce. Decide allora di rivolgersi a Piero. Gli racconta la scena alla quale ha assistito e il fratello di Graziella capisce subito chi potrebbe aver rapito sua sorella. G Pochi giorni prima, infatti, Graziella aveva trovato in uno degli indumenti di un cliente abituale un portadocumenti e la giovane aveva notato che il nome riportato sul documento non corrispondeva a quello dell’uomo che conosceva. Lei non aveva dato importanza alla cosa e, un po’ divertita, l’aveva semplicemente raccontata alla famiglia durante la cena. Alla luce di quello che è successo, Piero capisce, però, che quel fatto può costituire il motivo del rapimento. Con la collaborazione dei suoi colleghi dell’Arma dei carabinieri, vengono im62 raziella ha 17 anni ed è una ragazza molto tranquilla. Vive in una famiglia molto numerosa: sono 7 tra fratelli e sorelle. Lei è particolar

mediatamente svolte delle ricerche e si risale alla vera identità dell’uomo del documento: un latitante che era in paese sotto falso nome e che temeva che la sua copertura fosse saltata. Poche ore dopo Piero e la sua squadra riescono a scovare il luogo dove è rinchiusa Graziella, arrestano l’uomo e liberano la giovane. Graziella, dopo questa esperienza scioccante, decide di riprendere gli studi e diventa ingegnere, ma un legame con quel suo primo lavoro lo manterrà; la ragazza, infatti, brevetta una lavatrice superefficiente, con la quale si possono effettuare moltissimi lavaggi in poco tempo e con un enorme risparmio energetico. Grazie a questa invenzione Graziella diventa molto ricca e può aiutare la sua numerosissima famiglia. Thomas B., Thomas G., Aurora, Elias 63

La vita rubata alvatore e Giuseppe erano due gemelli di sei anni, rompiscatole, testardi e molto vivaci. Per questo la sorella Margherita, di undici anni, che ogni mattina litigava con loro, decise di andare dalla vicina a chiedere un passaggio per andare a scuola. Mentre camminava insieme ad altre persone, le si avvicinò un’auto dalla quale partirono parecchi colpi di pistola. Non erano rivolti a lei, ma ad un giudice antimafia che passava di lì in quel momento; purtroppo, però, venne coinvolta anche Margherita e ferita gravemente. S Venne portata in ospedale, dove i medici capirono subito che la situazione era grave: avrebbero dovuto amputarle una mano. Margherita e la sua famiglia trascorsero molti anni di sofferenza. La ragazzina riuscì ad utilizzare una mano artificiale e a continuare la sua vita, seppur segnata dalla tragedia. I suoi fratelli, nel corso di tutti quegli anni, capirono quanto terribile fosse la mafia e vollero dare il loro contributo per diventare persone diverse da quagli uomini che avevano reso così difficile la vita della sorella. Decisero, quindi, di studiare: Salvatore diventò un poliziotto antimafia, perché voleva proteggere la gente e combattere la mafia; Giuseppe, invece, diventò medico per poter aiutare tutte quelle persone che, come la sorella, erano rimaste gravemente ferite o avevano subito delle amputazioni. Questa storia potrà rimanere soltanto scritta perché, a causa della mafia, 64

Salvatore e Giuseppe rimasero uccisi, insieme alla loro mamma, nell’esplosione di un’auto che serviva ad eliminare un giudice antimafia. Luna, Giulia, Nicolò e Annalisa 65

Alessia, Irene, Fabio, Paolo - classe 2°D 66

Simonetta Lamberti imonetta Lamberti è una dei tanti bambini vittime della camorra. Ora proveremo ad immaginare come sarebbe stata la sua vita se quel 29 maggio del 1982, di ritorno dal mare con il padre Alfonso, non fosse stata assassinata ingiustamente. S Secondo noi Simonetta, già affascinata dal lavoro del padre, avrebbe continuato gli studi. Il magistrato, dopo il lavoro, anche se molto stanco, alcune sere la ascoltava ripetere le lezioni di diritto. Il giorno della laurea, Simonetta era la persona più felice del mondo, come rivelava il suo meraviglioso sorriso impresso nelle foto scattate con la corona di alloro accanto ai suoi genitori. Simonetta divenne un importante magistrato e iniziò a lavorare accanto al padre. Fece arrestare importanti esponenti della camorra, per aver scoperto che i rifiuti tossici provenienti dalle regioni dell’Italia settentrionale venivano occultati in discariche abusive e poi coperti. La sua passione per il mare la portò ad impegnarsi, nei momenti liberi, affinché l’acqua del mare non fosse inquinata e a lottare contro l’abusivismo edilizio. Il padre era sotto scorta, cioè aveva degli agenti di polizia che lo accompagnavano in ogni luogo, perché aveva denunciato persone di spicco dell’attività 67

camorristica. Tra questi agenti c’era Rossi Luca, di cui Simonetta si innamorò. Si sposarono nella chiesetta di Vietri sul Mare e i suoi testimoni furono il fratello Francesco e la sorella Serena. Un anno dopo ebbero due gemelli. Proprio perché da bambina aveva trascorso poco tempo con il padre, che era spesso assente a causa del suo lavoro e verso il quale aveva sempre nutrito la paura che potesse non tornare più a casa, Simonetta decise di abbandonare il lavoro di magistrato e di dedicarsi alla famiglia. Oggi ha 47 anni e accompagna ogni giorno i figli Mauro e Sabrina a scuola e poi si reca al lavoro nello studio legale che ha aperto con sua sorella a Roma. Trascorre il fine settimana con la famiglia al mare e trasmette ai figli la sua grande passione e i suoi valori di onestà, correttezza e lealtà. Simonetta, secondo noi, avrebbe potuto vivere in questo modo, ma purtroppo non potrà mai farlo. La camorra e i suoi affiliati, gente senza scrupoli, hanno deciso di interrompere la vita di un’innocente ragazzina piena di sogni. Sofia, Alessio, Vittoria, Sveva, Andrea V.C. 68

Camilla, Riccardo, Mirko, Diego - classe 2°E 69

Jessica, Francesco, Lorenzo, Stefano - classe 2°E 70

Capitolo 5 IMMAGINANDO UN FUTURO DIVERSO: la 1°E racconta ... Domenico Gabriele I l suo nome è Domenico, ma tutti lo chiamano Dodò. Vive a Crotone, in Calabria, una bella cittadina che si affaccia sul mar Ionio. Ha undici anni, frequenta la prima media, studia molto ed è per questo che è bravo a scuola. Il suo sogno: diventare un grande campione, un calciatore di serie A. Lui, oltre ad essere pazzo per il pallone, è un bambino vivace, generoso e sempre sorridente. Non ama le scorrettezze e in particolare quelle sportive. Il suo cuore gli suggerisce di stare dalla parte giusta. Vorrebbe avere dei fratelli, con loro condividerebbe le sue passioni, ma in “casa” girano pochi soldi. I suoi genitori sono disoccupati e, quindi, non ci sono possibilità economiche di allargare la famiglia. Un giorno, come tanti altri, Dodò e il papà decidono di andare a giocare a calcio in un campetto non lontano da casa loro. Preparano gli zaini con i vestiti di ricambio, uno spuntino e due borracce d’acqua fresca. Ogni dieci minuti si cambiano il ruolo, si divertono e giocano fino alla sera. Al rientro la mamma 71

li accoglie con un sorriso smagliante. Domenico la salutò, le dà un bacio affettuoso e, stanco, va nella sua cameretta. «Tutto bene, tesoro?» chiede il papà alla mamma. «Certo, ho ricevuto una chiamata da Carlos, il mio compagno del liceo …». Mentre la mamma riferisce la bella notizia, Dodò è già a letto. L’indomani una gradevole sorpresa l’avrebbe aspettato. Si sveglia all’alba, entra in cucina e, ancora assonnato, vede i suoi genitori che stanno preparando le valigie. La famiglia deve trasferirsi in Spagna. «Andiamo in vacanza?» domanda Dodò. «Ma no, gioia! Partiamo per la Spagna, dove un caro amico d’infanzia, proprietario di una catena di hotel, ci vuole assumere come direttore e come responsabile del personale; non è una magnifica novità?» dice la mamma con voce vibrante. «Oh, sì, certo! Non vedo l’ora!» replica il ragazzo piacevolmente stupito. Un viaggio magnifico in business class, tutto offerto dal danaroso imprenditore. La loro “nuova casa” è molto accogliente e graziosa. I tre sono felici di collaborare con l’impresario spagnolo. La famiglia vive molto bene, lo stipendio è soddisfacente. Dodò, da bravo calciatore, fa gli allenamenti nel Barcellona, la squadra di calcio che ha sempre sognato. Conosce Messi, Suarez e tanti altri calciatori. Grazie allo stipendio di mamma e papà il nucleo famigliare si può così ingrandire. Nasce Paolo, un bimbo biondo dagli occhi color cielo. «Il mio fratellino è il regalo più bello di questo Santo Natale. Sono fortunato perché amo la 72

mia famiglia e con loro mi sento protetto e al sicuro!» esclama, a voce alta, Domenico Gabriele. Giovanni, Lorenzo, Fatima, Alberto 73

Domenico Gabriele a partita è in corso. Dodò, però, stavolta vuole giocare più del solito, perché ha deciso di mettersi a dieta e vuole fare, dunque, molto più movimento. Così suo padre, ogni dieci minuti, esce dal campo e gli lascia il posto. Dodò vuole diventare un fuoriclasse come i giocatori della serie A, perciò si impegna e corre come un fulmine sul campo. Il papà lo incita dalla panchina. Dopo un passaggio perfetto da parte del suo amico e compagno di squadra Ciro, Dodò riesce a segnare il goal della vittoria. Tutti i suoi compagni si complimentano: «Bravissimo! Complimenti! Senza di te avremmo perso!». Anche Ciro, il più bravo della squadra, gli stringe la mano e dice: «Ma sì, bravino …». L Dopo aver festeggiato in pizzeria con tutta la squadra, Dodò e il papà tornano a casa. Il ragazzino è euforico e non vede l’ora di raccontare tutto alla mamma, che non ha potuto assistere alla sua vittoria. Pensa tra sè che quella è davvero una magnifica giornata, ma non immagina di certo che di lì a poco andrà ancora meglio. Arrivato a casa, si precipita urlando all’interno: «Mamma, mamma, ho segnato il goal della vittoria!!». E, mentre racconta ogni singola azione avvenuta in partita, si sente suonare il campanello. Alla porta c’è un signore che non ha mai visto prima, lo osserva molto scettico e curioso. Vede che è alto ed imponente e suscita anche un po’ di timore. L’uomo si presenta così: «Buongiorno, mi chiamo Gino e sono il pro74

prietario dell’Eraser, un’azienda elettronica. Il mio amico Fulvio Rossi mi ha informato che state cercando un’occupazione e io mi sto espandendo e sono alla ricerca di personale fidato. Fulvio mi ha parlato molto bene di voi, quindi eccomi qui ad offrirvi un impiego. Se accettate, potrete iniziare la prossima settimana». Dodò e la sua famiglia non possono credere a questa fantastica opportunità e accettano felici. Alcuni mesi dopo, il lavoro di papà e mamma va a gonfie vele, Dodò è molto felice della sua vita, gioca tutti i giorni a calcio con gli amici ed i suoi genitori non sono più preoccupati per i soldi che non bastano mai, perché guadagnano un buono stipendio entrambi. Una sera a cena la mamma annuncia: «Ho una notizia da darti, Dodò. Tra poco arriverà un fratellino o una sorellina». Dodò non può credere alle sue orecchie, dalla gioia abbraccia la mamma ed il papà. È da tanto che vuole avere un fratellino, già si vede insegnargli tutto sul calcio … Ma anche una sorellina va bene, in fondo può insegnare a giocare a calcio anche a lei. Davide 75

Andrea A., Sebastian, Viola, Federica - classe 2°E 76

Giorgia, Christian, Samuele - classe 2°E 77

Domenico Gabriele omenico, ma per tutti Dodò, ha undici anni e adora giocare a calcio con suo papà. La sua famiglia economicamente non sta molto bene, perché il padre trova solo lavori saltuari, che non fanno girare molti soldi in casa. Lui è amato dai suoi genitori anche se vorrebbe avere dei fratelli, per giocare e condividere le sue passioni. D Domenico, in quarta elementare, ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio per chiedergli di aiutare economicamente i suoi senza lavoro, per poter così allargare la famiglia. Dodò è molto bravo a scuola, per questo, spesso, i suoi compagni di classe lo prendono in giro chiamandolo “secchione”. Per Domenico è stato un brutto colpo scoprire che il mondo non è tutto rose e fiori e che nella sua città non sono tutti bravi come lui; ha sentito parlare, infatti, di “quelli là”, cioè persone che commettono reati e fanno i gradassi. Un giorno, egli va, come al solito, a giocare a calcio con suo papà ed i due si alternano, durante la partita, tra restare in porta e fare tiri liberi. Dodò però vuole giocare di più per dimagrire; suo papà, allora, ogni dieci minuti gli dà il cambio. La partita di calcio dura fino alle 19.30, quando i due tornato a casa e trovano la mamma estremamente agitata, perché deve comunicare al marito una notizia straordinaria: «Ha chiamato il dirigente di un’azienda importante ed 78

ha deciso di assumerci entrambi». «È una notizia grandiosa per tutta la nostra famiglia!» esclama entusiasta il padre. Grazie a questa novità la famiglia di Dodò si trasferisce in una nuova casa ed in pochi mesi mamma e papà guadagnano i soldi per vivere in modo decoroso. In meno di un anno, il padre e la madre di Dodò ottengono persino due promozioni e riescono a dare al figlio il fratellino tanto desiderato. Con i soldi messi da parte iscrivono Dodò nelle scuole più prestigiose ed egli, dopo la laurea, intraprende la carriera politica per diventare Presidente del Consiglio. Riesce a realizzare il suo obiettivo, ispirando persino il fratello, che decide di seguire le orme di Dodò ed entrare in Parlamento. Insieme i due combattono “quelli là”, persone cattive che non rispettano la legge. Andrea, Matteo, Thomas, Federico 79

Domenico Gabriele n bel giorno d’estate, Domenico, soprannominato Dodò, e suo padre si recano al campetto per fare una partita di calcio. Domenico ama moltissimo questo sport e, per rimanere in forma, decide di allenarsi, alternandosi con suo papà. Ad un certo punto Dodò segna un goal e festeggia facendo la “dab”, imitando così il suo giocatore preferito, “Paul Pogba”. Infatti, indossa la maglia del Manchester United, la sua squadra del cuore. Dopo un pomeriggio passato tra goal, risate e sconfitte, Dodò e suo padre ritornano a casa, dove il ragazzino corre dalla madre e le racconta la bella giornata trascorsa a giocare. U Ad interrompere il suo racconto è la madre, con queste parole: «Domenico, ho una cosa importante da dirti. Ieri ci ha chiamato Pietro Rossi, il capo di un’azienda molto grande. Ha chiesto se io e tuo padre siamo disposti a lavorare nella sua azienda. Stamattina ne ho parlato con il papà, ma lui non ti ha informato perché non è ancora una cosa certa. Abbiamo accettato subito e il signor Rossi ha detto che ci farà un colloquio domani, alle 18:30. Cosa ne pensi?». Dodò, rimasto senza parole, risponde: «Sono contentissimo, mamma! Adesso riusciremo a permetterci una vita migliore». Il giorno dopo, i genitori si recano al colloquio per ottenere il posto di lavoro e il piccolo va a casa del nonno ed insieme a lui trascorre una bellissima giornata andando a cavallo. Passano i mesi e, con il nuovo lavoro dei genitori, la vita di Dodò va sempre meglio. A conferma di tale situazione, la mamma gli dice: «In quest’ultimo periodo, la nostra 80

vita va bene, il nostro lavoro ci soddisfa, i bei voti che prendi a scuola ci rendono orgogliosi di te. Hai conosciuto nuovi amici e sei felice. Inoltre c’è un’altra bella notizia, che ci riguarda: finalmente avrai il fratellino che tanto desideri!». Dodò scoppia in lacrime di gioia ed abbraccia la mamma. Insieme decidono il nome del nuovo arrivato, che si chiamerà Paul, come il suo idolo del calcio! Ogni giorno, terminata la scuola, Dodò torna velocemente a casa, per vedere come sta la mamma. Il giorno prima del parto, Dodò non riesce a dormire: è felice, perché finalmente avrà il fratellino tanto desiderato, tuttavia ha paura di non riuscire a donargli tutto se stesso. Teme per la salute della mamma e così, pensando, si addormenta. Quando la mamma ritorna a casa dall’ospedale, ha in braccio Paul e, ovviamente, Dodò è felicissimo, ma continua a preoccuparsi per il nuovo arrivato.Passano gli anni e Dodò diventa sempre più protettivo nei confronti di suo fratello. I due si vogliono bene e, anche se qualche volta litigano, fanno subito la pace. La sua vita è cambiata, ora è davvero felice e con la sua famiglia vive momenti indimenticabili. Se non ci fosse stata la mafia … probabilmente … questo sarebbe davvero accaduto. Noemi, Morgan, Marco, Cristian, Anita 81

Salvatore e Giuseppe Asta nche quella mattina di aprile i due gemelli Giuseppe e Salvatore litigavano, questa volta perché volevano vestirsi diversamente. Come al solito, i loro litigi ritardavano la partenza in macchina per raggiungere la scuola. La sorella maggiore Margherita, disperata, approfittò di un passaggio della vicina di casa e così, in auto con la mamma, salirono solo Giuseppe e Salvatore, ancora bisticciando fra loro. A Giunti a scuola, i bambini salutarono con un bacio la mamma ed entrarono in classe, dove ad accoglierli c’era la maestra, che li invitò a sedersi ai loro posti. Durante la lezione l’insegnante li richiamò più volte perché i due continuavano a litigare, dicendo loro: «Giuseppe e Salvatore, basta!». Alla fine essi si zittirono e la maestra andò avanti a spiegare gli articoli, chiedendo a Giuseppe se sapeva quelli determinativi. Lui rispose: «Sì! Sono: il, lo, la, l’, i, gli, le». «Bravo, Giuseppe! E tu, Salvatore, dimmi gli articoli indeterminativi.» «Sì, maestra Attilia. Sono: un, un’, una, uno.» «Bravo, Salvatore!» La maestra, contenta, diede a Giuseppe e Salvatore un bel più. Suonò la campanella dell’intervallo e i gemelli andarono a giocare con i loro amici. L’intervallo finì ed iniziò l’ora di matematica. La maestra Angela chiese a Salvatore: «Quanto fa 5+3?». Salvatore prontamente rispose: «Fa 8!». «Bravo! E ora chiediamo a Giuseppe: quanto fa 8+5?» Giuseppe, senza alcuna esitazione, disse: «Fa13!». «Bravo, Giuseppe! Vi siete meritati entrambi un più.» Arrivò l’ora di andare in mensa, i due bimbi 82

affamati si sedettero al tavolo a mangiare. La cuoca Anna informò gli alunni sul menù: «Oggi di primo ci sarà la pasta al tonno, di secondo il tortino di patate con contorno di carote e, infine, una ricca macedonia. Buon appetito!». Finito il pranzo, tutti i ragazzi uscirono a giocare nel cortile. Alle 14.00 suonò la campanella e fu l’ora di geografia con la maestra Monica. La maestra Monica domandò a Giuseppe: «Qual è la capitale dell’Italia?». Giuseppe non sbagliò: «È Roma!». «Bravo, Giuseppe! Salvatore è il tuo turno: dimmi la capitale della Spagna.» Anche Salvatore rispose correttamente: «È Madrid». La maestra Monica fece i complimenti ai due studenti e li premiò con un più. Terminate le lezioni, la mamma venne a prendere i gemelli e, in macchina con loro, salì anche Margherita, la quale propose: «Mamma, fermati alla gelateria vicino al Luna Park che compriamo un gelato, facciamo un giro sulle giostre e poi torniamo a casa a piedi». La mamma acconsentì: «Va bene, ma per le 19.00 tutti a casa per la cena. Buon divertimento, tesorini mie!». Margherita si scusò con Giuseppe e Salvatore, comprò loro un gelato, salirono insieme sulle autoscontro ed entrarono nella casa dei fantasmi. L’emozione più bella mai vissuta quel pomeriggio fu gioia. Mauro, Giada, Giulia 83

Mirian, Daniele, Sofian, Andrea - classe 2°E 84

Giuseppe Letizia n giorno, Giuseppe Letizia camminava per le strade di campagna, di ritorno dal pascolo di suo nonno, che era allevatore. Durante il tragitto, incontrò la persona che ammirava di più al mondo: Placido Rizzotto, il sindacalista. «Buongiorno, signor Placido!» gli disse il ragazzo e l’uomo gli rispose: «Buongiorno, ma tu chi sei?». Giuseppe si presentò: «Il mio nome è Giuseppe». Placido aggiunse: «Immagino che tu sappia chi sono io». Il giovane annuì: «Assolutamente sì!». Così iniziò una grande amicizia, che avrebbe influenzato molto la sua vita. Quando tornò a casa, Giuseppe raccontò ai suoi genitori l’accaduto: la chiacchierata con Placido e della sua nuova amicizia. U Dopo aver concluso l’università, Giuseppe cominciò a prepararsi per diventare sindacalista e a seguire le orme di Placido, che, nel frattempo, era stato trasferito in un’altra regione. Trascorso qualche mese, egli era pronto per entrare nel sindacato e difendere i più deboli. Gli venne assegnato un luogo molto impegnativo: Mazara del Vallo, nel sud della Sicilia. Arrivato dopo un lungo viaggio a Mazara del Vallo, si preoccupò subito di trovare un alloggio. Dopo aver cercato per più di un’ora, individuò un appartamento che, oltre ad essere molto carino, era poco costoso. Iniziò a tenere i primi discorsi nella piazza principale, come il suo idolo, e in breve tempo conquistò la fiducia della folla e perfino la simpatia nei suoi con85

fronti degli industriali, che soddisfecero le richieste del sindacato. Dopo quel successo Giuseppe venne nominato capo dei sindacalisti della provincia di Trapani. Anche in questo compito fu molto brillante e attivo e, quando doveva incontrare gli industriali della provincia, si dimostrava fermo nei suoi propositi. Dopo alcuni anni passati a gestire il sindacato di Trapani, fu trasferito a Palermo, perché il capo del sindacato nazionale aveva apprezzato il lavoro di Giuseppe, quindi l’aveva nominato capo dei sindacalisti della Sicilia. Essendo Palermo troppo lontana da Mazara del Vallo, Giuseppe decise di cercarsi una nuova casa a Palermo. In poco tempo ne trovò una nuova vicino a Mondello. Una mattina, mentre stava passeggiando sulla spiaggia, notò una graziosa ragazza, che si chiamava Bianca, e fu un colpo di fulmine. Il giovane ci mise poco a conquistarla e, trascorsa una settimana, le chiese di sposarlo, così avrebbero potuto vivere insieme per tutta la vita. Lorenzo, Kevin, Giorgia, Alessia 86

Fabio, Matteo, Rosangela, Pankaj - classe 2°C 87

Giorgia, Daniele, Gioia, Morgan, Kevin - classe 2°C 88

Manuel, Andrea, Giovanni Paolo - classe 2°C 89

Andrea, Sofia, Dalia, Luca - classe 2°C 90

Sofia A., Sofia C. - classe 2°C 91

Elena, Nicole - classe 2°C 92

Ringraziamenti Desidero ringraziare i docenti di Italiano, Bruno Mori (classe 1^A), Maria Caterina Cantoni (classe 1^B) ed Emanuela Gorlani (classe 1^D), che hanno guidato gli alunni delle classi prime nella stesura dei racconti. Il mio ringraziamento va anche alle insegnanti di Arte e Immagine, Monica Cannistrà (classe 2^A), Cinzia Tosoni (classi 2^B, 2^C e 2^D) ed Alice Bettinelli (classe 2^E), le quali hanno seguito i ragazzi delle classi seconde nella realizzazione dei cartelloni con gli acronimi di LIBERA. Ovviamente, queste pagine non avrebbero potuto esistere senza il lavoro di tutti gli studenti delle classi prime e seconde, che hanno accolto positivamente le attività loro proposte, impegnandosi a portarle a termine con grande entusiasmo. La mia gratitudine va, infine, alla professoressa Maria Giovanna Romano, che ha unito testi e disegni in questo bellissimo E-book, di cui ha diviso con me la progettazione e ne ha personalmente curato la veste grafica. Katia Vezzoli 93

Un momento durante l’incontro degli alunni delle classi prime e seconde con Libera, martedì 5 dicembre 2017

con la collaborazione di: Presidio di Libera Cremasco “Danilo Dolci e Pippo Fava”

1 Publizr

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