La vita rubata alvatore e Giuseppe erano due gemelli di sei anni, rompiscatole, testardi e molto vivaci. Per questo la sorella Margherita, di undici anni, che ogni mattina litigava con loro, decise di andare dalla vicina a chiedere un passaggio per andare a scuola. Mentre camminava insieme ad altre persone, le si avvicinò un’auto dalla quale partirono parecchi colpi di pistola. Non erano rivolti a lei, ma ad un giudice antimafia che passava di lì in quel momento; purtroppo, però, venne coinvolta anche Margherita e ferita gravemente. S Venne portata in ospedale, dove i medici capirono subito che la situazione era grave: avrebbero dovuto amputarle una mano. Margherita e la sua famiglia trascorsero molti anni di sofferenza. La ragazzina riuscì ad utilizzare una mano artificiale e a continuare la sua vita, seppur segnata dalla tragedia. I suoi fratelli, nel corso di tutti quegli anni, capirono quanto terribile fosse la mafia e vollero dare il loro contributo per diventare persone diverse da quagli uomini che avevano reso così difficile la vita della sorella. Decisero, quindi, di studiare: Salvatore diventò un poliziotto antimafia, perché voleva proteggere la gente e combattere la mafia; Giuseppe, invece, diventò medico per poter aiutare tutte quelle persone che, come la sorella, erano rimaste gravemente ferite o avevano subito delle amputazioni. Questa storia potrà rimanere soltanto scritta perché, a causa della mafia, 64
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